Chiara è buffa e impacciata, e nel suo vocabolario la parola seduzione non esiste. Sa bene cosa sono, invece, la simpatia, l’amicizia e il divertimento, il buon cibo, l’indipendenza. Tutto quello che, insomma, con gli uomini non serve, anzi: li allontana. Chiara non parla per sentito dire, il suo è un cuore maltrattato e ogni volta che ha voluto un uomo se l’è visto soffiare da sotto il naso. Stufa di essere sempre quella che «resta in piedi al gioco della sedia», decide di dare finalmente una risposta alla domanda impossibile: perché?
Armata di un’intelligenza brillante e di un inesauribile senso dell’autoironia, osserva e studia per anni quelle donne non per forza bellissime, apparentemente fragili e insicure, capaci di scegliersi un uomo e portarselo all’altare. E quello che scopre è che appartengono tutte alla stessa pericolosissima categoria: sono gatte morte.
Creatura diabolica, la gatta morta è sensuale e non esprime mai un’opinione. La sua giornata è costellata di bisogni e, soprattutto, ha un eccezionale talento: far sentire gli uomini indispensabili. E loro, gratificati, ci cascano e non la mollano più.
Purtroppo (e su questo la Moscardelli è molto chiara) «gatta morta si nasce, non si diventa», ma se anni di studio non bastano a far propri i trucchi del mestiere, bastano almeno a farsi un’idea precisa del nemico. E, magari, scoprirne qualche punto debole.
Tra feste, psicodrammi familiari, viaggi, esami, lavori che vengono e vanno, l’autrice ci guida attraverso le peripezie quotidiane di una ragazza condannata a sentirsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un romanzo spassoso, e insieme una sorta di manuale di sopravvivenza per chi, come Chiara, voleva essere una gatta morta, e invece è «semplicemente» una donna: viva.