“Il mio destino era quello di cambiare il mondo. Forse avrei dovuto dire che il mondo fu la mia poesia. E tuttavia, se quanto ho creato è davvero una poesia, non è di quello che sopravvivono a lungo alla propria epoca. Prima di morire, Virgilio mi supplicò di distruggere il suo grande poema; era incompleto, disse, e imperfetto. Eppure il suo poema sulla fondazione di Roma sopravvivrà senz’ombra di dubbio a Roma stessa, e di certo sopravvivrà alla misera creatura a cui ho dato vita. Non distrussi il poema; né lui si aspettava, credo, che l’avrei fatto. A distruggere Roma ci penserà il tempo”.

Sono le Idi di marzo del 44 a.C quando Ottaviano, diciottenne gracile e malaticcio ma intelligente e ambizioso quanto basta, viene a sapere che suo zio, Giulio Cesare, è stato assassinato. Il ragazzo, che da poco è stato adottato dal dittatore, è quindi l’erede designato, ma la sua scalata al potere sarà tutt’altro che lineare. John Williams ci racconta il principato di Ottaviano Augusto e i fasti e le ambizioni dell’antica Roma attraverso un abile intreccio di epistole, documenti, diari e invenzioni letterarie da cui si scorgono i profili interiori dei tanti attori dell’epoca, i loro dissidi, le loro debolezze: l’opportunismo di Cicerone, la libertà e l’ironia di Orazio, la saggezza di Marco Agrippa, la raffinata intelligenza di Mecenate, ma soprattutto l’inquietudine di Giulia, una donna profonda e moderna, che cede alla lussuria quanto alla grazia.

John Williams (Clarksville, Texas, 1922 – Fayetteville, Arkansas, 1994), dopo aver frequentato il college, nel 1942 entrò nell’esercito e combatté in India e in Birmania. Conseguiti a Denver la laurea e un master in Letteratura inglese, e il dottorato all’Università del Missouri, nel 1954 ritornò a Denver dove fino al pensionamento insegnò scrittura creativa e letteratura inglese nella locale università. Ha pubblicato due raccolte di poesie e quattro romanzi: Nulla, solo la notte (1948), Butcher’s Crossing (1960), Stoner (1965), Augustus (1972, National Book Award).